PREMESSAPrima di descrivere in cosa consiste il World Class Manufacturing (WCM), è bene chiarire da cosa nasce e perché nasce questo nuovo modo di pensare l’attività manufatturiera.
Parliamo ovviamente di un arco di tempo recentissimo e che conosciamo molto bene, nel quale la concorrenza è sempre più “agguerrita” e i trend economici generalmente non molto positivi. Le sfide da affrontare, soprattutto per chi si occupa di attività manifatturiera, sono molteplici e complesse e passano tutte dall’aumento dell’efficienza, della qualità, dalla riduzione degli sprechi e dall’investimento nell’innovazione e nella ricerca. Dato questo scenario, aderire al World Class Manufacturing significa ripensare totalmente il processo produttivo affinché l’ottimizzazione degli sprechi vada a realizzarsi non solo in sede di trasformazione del prodotto, ma anche in altri “momenti” della catena produttiva: anche e soprattutto in quei momenti nei quali non si crea alcun valore aggiunto per il cliente. Parliamo quindi delle movimentazioni, delle scorte, dei controlli, dei difetti, delle attese, degli errori, delle riparazioni, delle manutenzioni ecc… Il concetto di valore quindi cambia radicalmente: tutte le fasi che accompagnano il prodotto, dall’inizio alla fine, devono concorrere a “creare valore”, cioè a realizzare un qualcosa per cui il cliente è disposto a pagare. Ciascuna fase. In buona sostanza, la filosofia del WCM è cercare di creare un prodotto che possa vincere sul mercato. Come? Alta qualità ad un prezzo competitivo. Competitivo perché frutto di una riduzione dei costi, figlia della riduzione degli sprechi. |
Definizione del WCMIl metodo W.C.M è stato sviluppato negli Stati Uniti negli anni ’90. In Italia viene introdotto dal gruppo FIAT (oggi FCA Italy) attorno al 2005 ed è considerato alla base della recente svolta positiva.
Il metodo WCM è un insieme coerente di metodologie che sono state implementate a partire dalla seconda metà del 1900. Una metodologia che occorrerà sicuramente citare è la lean production o Toyota Production System che, attraverso i propri principi ,costituì una sorta di rivoluzione rispetto alla mass production di Henry Ford. Ciò che la lean production porta nel WCM è sicuramente l’orientamento al cliente, producendo solo ciò che chiede il cliente (logica pull), creando un flusso continuo che permetta al prodotto di uscire dalla fabbrica il prima possibile. Il vincolo al cliente, permette di generare output solo quando il cliente richiede il prodotto, evitando quindi di creare eccessi in magazzino. L’altro principio lean di cui il WCM si è impadronito, è la ricerca della perfezione: il WCM, vuole migliorare le performance del processo produttivo eliminando gli sprechi e migliorando la qualità. Ma a migliorare non deve essere solo la qualità: fanno parte del programma di miglioramento anche la sicurezza, le condizioni di lavoro delle persone, il rispetto per l’ambiente. Questo vuol dire che un approccio WCM prevede una forte interazione con tutta l’organizzazione della fabbrica, e con tutto il personale, il quale, è importante sia motivato: “[Il WCM]… richiede che i lavoratori si identifichino come appartenenti a una comunità e riconoscano la conoscenza come un patrimonio comune, da accrescere e gestire assieme all’impresa, un patrimonio cui tutti possano attingere e al quale tutti siano chiamati a contribuire, e l’innovazione che ne deriva come il frutto di quel comune patrimonio. [Leonello Tronti]” Il coinvolgimento delle persone riguarda anche l’accento che la metodologia WCM pone sull’importanza della sicurezza: l’infortunio di una persona diventa un danno enorme per l’azienda.
Quindi diremo, riassumendo, che il WCM si applica a tutti gli ambiti della produzione. Lo scopo è quello di ottimizzare i risultati facendo leva sull’idea del miglioramento continuo:
Oltre alla lean production, un’altra metodologia assorbita dal WCM è il Six Sigma. Si tratta di un termine statistico ed indica una gestione della qualità basato sul controllo dello scarto quadratico medio (indicato con la lettera greca Sigma). L’obiettivo è quello di diminuire la variabilità sui processi produttivi che può causare scarti e difetti, cercando quindi di raggiungere un livello qualitativo il più alto possibile. |
Organizzazione del WCMCome tutti i metodi, anche il WCM è definito attraverso uno schema logico che serve per ricordare su cosa impatta e cosa va fatto.
In particolare vi sono 10 pilastri tecnici e 10 pilastri manageriali normalmente rappresentati sotto forma di tempio. Ciascuno di questi pilastri affronta un tema e rappresenta un ambito di intervento in area tecnica:
Il TQP, Total Quality Management Elemento chiave del WCM è l’implementazione di quello che è definito TQM, ovvero Total Quality Management, che altro non è che il controllo totale della qualità. Questo è un modello organizzativo che coinvolge e mobilita tutti i dipendenti con l’obiettivo di ridurre i costi in un’ottica di riduzione degli sforzi. Nessuno deve aspettarsi di fare più fatica di prima, solo che gli sforzi fatti devono confluire il più possibile verso un obiettivo comune condiviso su tutti i livelli della azienda a partire dai 7 principi enunciati nella ISO 9001:2015: – la focalizzazione sul cliente – la leadership – la partecipazione attiva delle persone – l’approccio per processi – il miglioramento – il processo decisionale basato sulle evidenze – la gestione delle relazioni. Molti sono convinti che per ottenere un alto livello di qualità è necessario sostenere costi più elevati, ma così non è perché non si deve considerare cosa costa “fare qualità” (che poi è quello che chiedono i clienti), ma ci si deve invece porre un’altra domanda, ovvero cosa costa “non fare qualità” comprendendo in questo la differente efficienza organizzativa, la differente soddisfazione del cliente, la differente competitività. Ad esempio, quando si parla nei principi appena esposti di “gestione delle relazioni”, ci si riferisce alla soddisfazione di tutte le parti interessate (quelli che in inglese sono detti stakeholder, portatori di interesse): clienti, fornitori, parti sociali, dipendenti della azienda, management, azionisti. Certificarsi, oggi, per una azienda, non deve più significare “soddisfare i requisiti della norma”, agire quindi sul sistema, ma significa in modo ben più ampio intervenire sulla cultura ponendo in essere un nuovo atteggiamento verso quello che si fa definendo una missione aziendale e valori guida così come definiti dai 7 principi della ISO. Ed i criteri di decisione non devono più essere basati su “sensazioni”, bensì su dati oggettivi che permettono di misurare, comprendere e monitorare quanto accade in azienda per poter valutare in modo oggettivo l’effettivo miglioramento. Occorre raccogliere dati (non a caso, solo quelli che servono), analizzarli, interpretarli, farsi guidare da quanto stanno dicendo utilizzando gli opportuni strumenti statistici in un’ottica di analisi di rischi/benefici collegati alle scelte di gestione della azienda applicando la classica ruota di Deming: Plan-Do-Check-Act. Ai pilastri tecnici seguono appunto i 10 pilastri manageriali. I pilastri manageriali o gestionali, costituiscono le azioni che deve svolgere il WCM leader o il direttore di stabilimento, finalizzate al favorire l’impegno e l’autoresponsabilità dei vari preposti ai singoli pilastri di attività.
Il TPM, Total Productive Maintenance TPM è l’acronimo di Total Productive Maintenance, traducibile con Manutenzione produttiva, che ha lo scopo di incrementare l’efficienza della azienda ponendo in essere interventi manutentivi non in caso di emergenza, ma secondo piani di intervento che gestiscono l’attività dei manutentori ed anche degli operatori e dei tecnici di processo per avere le attrezzature produttive disponibili quando servono e sempre in grado di realizzare prodotti conformi. Lavorare con macchine non adatte o non manutenute in modo adeguato incrementa le probabilità di insuccesso. Il TPM deve in realtà essere focalizzato non solo sugli impianti, ma anche sulla sicurezza e sull’ambiente di lavoro per permettere alle aziende di essere “sempre al meglio” evitando quelle situazioni impreviste che possono incidere di nuovo sui costi e sulla qualità di quello che si produce. Basta pensare cosa può succedere ad un sistema produttivo in caso di infortunio o di intervento per inquinamento, a quali problemi si va incontro ed a quali costi col rischio di non essere più in grado di produrre. Anche questo richiede un grosso sforzo di cambiamento culturale e di visione della propria realtà. Il sistema prevede una serie di valutazioni periodiche da parte di auditor certificati per verificare i risultati ottenuti dallo stabilimento. Normalmente viene assegnato un voto da 1 a 5 ai 10 pilastri ed ai 10 pillar.
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Gli insegnamenti del WCMA corollario degli obiettivi che il WCM si pone, sta il necessario coinvolgimento del personale: tutti devono avere ben chiari gli obiettivi.
Ed agire di conseguenza. Quindi, possiamo evincere che, se c’è un concetto che, magari in maniera indiretta, ci insegna il WCM, è che la più grande risorsa per un’azienda non è legata alla tecnologia, ma è costituita dalle persone: il WCM arriva a coinvolgere tutto il personale a tutti i livelli, dall’operaio, al manager, al leader di pilastro. Volendo riassumere quanto abbiamo detto, potremmo affermare che il metodo WCM, è un lavorare sulle persone. E sulle loro potenzialità. Concetti su cui si basa il WCM Il JIT, just in time La filosofia del just in time, “appena in tempo”, ha ribaltato il vecchio concetto di produrre per il magazzino a favore della nuova visione del “fare quando serve”. Anche se non si lavora secondo il JIT, ci si può comunque far ispirare da questo nell’organizzare una catena di fornitura e produzione nella quale i tempi di risposta sono rapidi nel seguire le variazioni della domanda. Le ricadute sono una riduzione degli stock (magazzini di prodotti finiti e materia prima), una riduzione del lead time (tempo di attraversamento del prodotto nel sistema azienda, cioè il tempo che intercorre tra quando inizia la sua lavorazione e quando questa si conclude), una riduzione del work in progress (quantità di prodotti contemporaneamente in lavorazione nel sistema), una riduzione del time to market (misura del tempo di reazione di una azienda tra quando è richiesto un prodotto e quando questo è reso disponibile sul mercato). Snellire significa ridurre. Gli sprechi Quali sono gli sprechi più frequenti in una azienda? Sembra una domanda a cui tutti sanno rispondere, ma siamo sicuri che l’elenco sarebbe completo? Vediamone qualcuno:
Ridurre questi sprechi significa applicare i concetti del lean manufacturing, tanto più importante quanto meno la produzione è di serie. |
Il WCM in FCALa strategia del WCM fu personalizzata e importata in Italia nel 2005 dal gruppo FIAT, oggi FCA (Fiat Chrysler Automobiles) e ha contribuito alla rinascita del gruppo automobilistico. Tutte le società del gruppo Fiat hanno partecipato al nuovo viaggio verso l'eccellenza operativa: Fiat, Maserati, Lancia, Alfa Romeo, Magneti Marelli, Teksid, Comau, mentre il gruppo Chrysler ha aderito al WCM nel 2009 quando è stato acquisito da Fiat. Anche CNH Industrial partecipa al programma con tutti i suoi marchi, incluso Iveco.
FCA ha quindi aperto la strada anche all’intera Supply Chain coinvolgendo nel programma sin dal 2010 a livello globale a tutt’oggi oltre 560 stabilimenti, per poi estendere l’applicazione anche ad altre società appartenenti a differenti settori industriali, tra cui Royal Mail, Ariston Thermo, Whirpool e Elica (elettrodomestici), Unilever (beni di largo consumo), offrendo loro supporto formativo e coaching sulle metodologie World Class attraverso una business line dedicata al WCM Training & Consulting. Partendo dall’esperienza WCM maturata in questi anni, FCA dimostra di aver saputo già cogliere i primi frutti dell’interazione tra concetti propri della lean production e delle nuove opportunità che stanno arrivando da un processo di digitalizzazione dei processi industriali. Gli aspetti tecnici del WCM si integrano con il modello Industria 4.0, che prevede la digitalizzazione dei processi produttivi tramite alcune tecnologie abilitanti (KET – Key Enabling Technologies), come stampa 3D, robotica avanzata, sistemi di simulazione e di realtà virtuale e aumentata, collegamento continuo di tutti gli oggetti, le macchine e le persone tramite reti IoT (Internet of Things) e IoE (Internet of Everything). Tutte le azioni sono valutate per la loro capacità di incidere sulle performance di processo, attraverso la valutazione reale dei benefici delle soluzioni al fine di garantire la sostenibilità dello sviluppo industriale dell’azienda. Attualmente la metodologia WCM è stata implementata in tutte le fabbriche del Gruppo, tra cui le fabbriche storiche, come Mirafiori (che produce il Suv Maserati Levante e l'Alfa Romeo Mito), G. Vico di Pomigliano d’Arco (Panda), Melfi (Jeep Renegade, 500X e Grande Punto), Cassino (Giulia, Giulietta e il Suv Stelvio). |
approfondimento
Il Toyota Production System è un metodo di organizzazione della produzione, i cui obiettivi sono quelli di eliminare:
I principi lean:
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